Napoli, 14 maggio 2012 – Come negli anni in cui al prestito si ricorreva per un minimo di necessità. O per spese, sia pur programmate, ma comunque insostenibili: come sposare un figlio, o ristrutturare una casa che andava a pezzi. Ma pure, e soprattutto, per la sopravvivenza, quando il lavoro non c’era e la crisi era forte. Oggi come allora è aumentato, in Campania, il ricorso al prestito. E rischia di lievitare, in misura esponenziale, il numero di quanti, non avendo garanzie da fornire alle banche, sono costretti a ricorrere agli usurai. E’ la drammatica fotografica scattata nel rapporto 2011 “Sos impresa”. Un dossier dal quale emerge che nella nostra regione almeno 44 famiglie su cento non riescono a fronteggiare a spese impreviste, avendo il necessario per poter affrontare le spese di necessità fino alla fine del mese, ovvero fino alla successiva entrata. Per cui, in caso di imprevisti, e in questa voce si fanno rientrare bollette, tasse e cartelle esattoriali targate Equitalia e Agenzia delle Entrate, diventa inevitabile il ricorso a finanziarie se non, addirittura, a usurai. Piccoli prestiti garantiti da assegni post datati cambiati dallo strozzino di quartiere ad un tasso di interesse che va dal 5 al 10 per cento al mese. Finanziamenti di questo tipo, racconta ancora Sos Impresa, sono indispensabili per la sopravvivenza di almeno 14 famiglie su cento. Un elenco che non si ferma ai nuovi poveri. Il dossier riferisce di 357mila attività commerciali sparite nella sola Campania, 100mila delle quali per non essere più riuscite a onorare i debiti con l’usuraio di turno.
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